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venerdì 18 luglio 2008

STUDIO START COMUNICAZIONI

Sir Tobia nell’imprenditoria Italiana:

1) Premessa

2) L’Idea di Tobia

3)Ricchi d’Italia: Zoom 100%

4) Viaggio nel Passato

5) Conclusioni

Premessa

Ho scelto di analizzare il programma televisivo: “Ricchi d’Italia” condotto da Tobia Jones, andato in onda sulla rete nazionale (RAI tre) dal ventisei Settembre 2004, perchè tempo fa, ho acquistato il libro ”Il cuore oscuro dell’Italia” edito Rizzoli, scritto dallo stesso Tobia Jones.
Partecipando ai forum on line proposti dalla casa editrice, ho avuto modo di interagire con altri utenti interessati quanto me a porre domande e riflessioni sull’opera di Jones.
La mia curiosità sul format Ricchi d’Italia, è dovuta al gran polverone sollevato dalla critica nazionale, in merito alla sfida raccolta dal neofito presentatore dopo la provocazione fattagli a proporsi direttamente per fare buona televisione nel nostro paese.
Noto per un suo saggio sul Financial Time dove ha criticato “la televisione delle veline”,
l’inglesino non si è lasciato convincere più di tanto e alle innumerevoli critiche ha risposto organizzando una vera e propria task force televisiva, mettendo in piedi un buon programma d’informazione culturale supportato da altrettanti validi operatori del settore.
Prima di spostare l’attenzione sull’oggetto principale di questa tesina, è opportuno a mio avviso spendere qualche parola sul volume scritto per i tipi della Rizzoli.
In “Il cuore oscuro dell’Italia” l’autore ha esposto con chiarezza, passione e buon spirito critico le debolezze e storture del nostro sistema. Con una carrellata apparentemente veloce ma profonda Jones ha tentato di darsi una chiave interpretativa sulle contraddizioni del vivere italiano.
Il libro può essere facilmente riassunto dalle parole essenziali e trasparenti scritte da un editorialista dell’”Espresso”: “ In Italia, come in chimica , nulla si crea , nulla si distrugge , ma tutto si trasforma…” “In altre parole considerando il tempo come un catalizzatore, le apparenze possono cambiare, ma gli elementi coinvolti rimangono esattamente gli stessi “(Jones).
Se lo si legge , e chi non l’ha fatto consiglio vivamente la lettura, si comprende come l’autore vada a scansionare la storia di alcuni episodi salienti della politica, delle stragi, del business e delle tecniche di persuasione mediatiche avvenute in Italia negli ultimi anni e tutt’oggi fortemente attive. Ha scritto Giorgio Bocca : “ Una costante della scuola Italiana è quella di rimuovere la storia del mezzo secolo precedente, quanto a dire degli italiani ancora in vita, ancora al potere…la Paura della storia sembra congenita, la gente ha in qualche modo capito che parlare di storia non è prudente, che c’è nella storia qualcosa di sconveniente”.

In alcune pagine di ”Il cuore oscuro dell’Italia” è scritto :

“ Per essere convincenti si deve esibire una impenetrabile pomposità. E’ così che funziona il potere in Italia, imbrogliando l’ascoltatore…”(pag. 86)

“Osservando il calcio cominciai ad avere l’impressione che il potere si basasse su poche oligarchie molto potenti . E’ una situazione che ricorda il Rinascimento, quando una decina di famiglie importanti si erano spartite il Paese… Perché invariabilmente è una questione di famiglie, ricorrono sempre gli stessi cognomi, non importa se si parla di politica, televisione o calcio…”
(pag 102)

“ Il servizio più importante della Tv è fornire informazione. I telegiornali sono di gran lunga i maggiori fornitori di notizie in Italia. Persino le notizie dei telegiornali, tuttavia, sono state ridotte a pettegolezzi e battute sulle celebrità… la trasmissione di Vespa mischia il dibattito politico con le conversazioni serali sull’ultimo calendario osè con la Weber, Costanzo è come il direttore di un circo equestre che introduce cabaret, commedia e di tanto in tanto, messaggi di forte impatto emotivo. Entrambi vivono della retorica televisiva che stabilisce una sorta di cortocircuito: ciò che appare è buono ciò che è buono appare. Non rendere omaggio a questo circo equivarrebbe a un suicidio politico……”(pag 169… 178)

“ Il ruolo dei media è altrettanto preoccupante. Forse uno che non ha mai lavorato nella comunicazione può sottostimare la loro portata, ma chiunque faccia parte della categoria sa che sono puro potere…” (pag 282).

E ancora osservazioni su probabili anomalie, dal potere politico del cavaliere al suo impero che abbraccia l’economia italiana del terzo millennio.
Sono anni oramai che il servizio pubblico ha di fatto rinunciato a svolgere convenientemente e doverosamente il suo ruolo istituzionale, essendosi posto in concorrenza alla televisione commerciale con la stessa sua spregiudicatezza ed insensatezza.
Per i soccombenti utenti è rimasta pur tuttavia una nicchia di salvezza nella terza rete che sfidando in tante occasioni l’ordine televisivo costituito, ha cercato di assolvere al meglio la propria funzione di voce del servizio pubblico. I guasti creati da una fallimentare politica di programmazione del servizio pubblico ha fatto sì che lo stesso sia deperito in fatto di ascolti e di raccolta pubblicitaria,
a tutto vantaggio della concorrenza commerciale che si è ingrassata sino all’inverosimile e con i ben noti ritorni finanziari. E non poteva che essere altrimenti.(www.didaweb/fuoriregistro/ Aldo E.Quagliozzi/ L’Italia in cui viviamo)
Torna allora utile e saggio rileggere ad oltre trent’anni dalla loro pubblicazione ancorché attualissime le parole scritte da Pier Paolo Pasolini il nove dicembre 1973 sul quotidiano “Il corriere della sera” a proposito di acculturazione e dell’uso dei moderni mezzi di comunicazione per la creazione del consenso popolare:
“…La responsabilità della televisione è enorme. Non certo perchè mezzo tecnico, ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. E’ il luogo dove si fa concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. E’ attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere. Non c’è dubbio che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo…”
Cronista dei giorni nostri è Tobia Jones, inglese di nascita sposato con una italiana.Vive nel nostro paese dal 1999, ha di recente sperimentato una sua personale esperienza di come fare televisione di pubblico servizio : Ricchi d’Italia.

L’Idea di Tobia

Rai3 ha trovato lo spazio in seconda serata per un innovativo programma d’informazione culturale.
Dice Tobia Jones, trentadue anni laureato in Storia moderna ad Oxford: “ Dopo aver scritto qualche tempo fa, che la tv italiana non mi piace più di tanto, alcuni amici mi hanno lanciato una sfida. Se ne sai così tanto, perché non ci fai vedere cosa sai fare? Mi scocciava ignorare la sfida . Ci pensavo. Mi chiedevo cosa avrebbero voluto vedere in tv.
Con un regista geniale come Andrea Salvadore (coautore del programma), che ha fatto tra l’altro L’elmo di Scipio e una casa di produzione solida come la Palomar ( per intenderci quella di Montalbano), abbiamo messo insieme un’idea che mi convinceva: Passare ventiquattr’ore con ventiquattro tra gli imprenditori, padroni e uomini ricchi tra i più interessanti della penisola. Non per fare salamelecchi, non in stile “vippissimi” come farebbe Mediaset: ma neanche per fare critiche trotskiste, tipo “tutti i ricchi sono malvagi capitalisti” . E non volevo fare il protagonista. Volevo solo porre domande schiette e ascoltare le risposte.Domande tipo: come va l’economia? Che ne pensa del governo Berlusconi? Come se la vede con i sindacati? Quanto guadagna?
Cosa mi dice del ruolo delle banche in Italia?E della burocrazia? Lei vota a sinistra o a destra?
Dove vive? Come vive? Quali consigli darebbe ad un giovane imprenditore? Quali errori ha commesso nella vita?
La lista notevole : Da Edoardo Garrone (Erg e Sampdoria) alla famiglia Panini(figurine); da Lapo Elkann(Fiat) a Paolo Bolici (robustissima azienda omonima di barche e alberghi);Adriano Rodella ( gruppo Pompea) a Beatrice Trussardi; Francesco Amadori a Gianni Campagna (grande sarto di Milano); Donato Lombardi (amministratore unico della Presider di Avezzano leader inEuropa nella pre-lavorazione di travi in acciaio) ad Alberto Bombassei ( vice presidente della Confindustria e presidente della Brembo azienda che produce e progetta sistemi frenanti per auto, anche per la ferrari) .
Questa è gente che di solito non parla, che non appare in tv. Le risposte, ovviamente, sono state varie e affascinanti.”(www.didaweb.net/fuoriregistro).

Ricchi d’Italia: ZOOM 100%
Puntata del 26/09/2004

Quattro puntate di cinquanta minuti ciascuna su Rai3
Nella prima puntata andata in onda il 26 Settembre 2004 alle ore 23:35 Tobia Jones ha illustrato:

1) L’industria alimentare con Francesco Amadori .
2) Lo scenario dell’automobile italiana con Lapo Elkann, responsabile della promozione di tutti i marchi Fiat auto.
3) La vita familiare di Edoardo Garrone presidente dell’ERG, il principale gruppo italiano nel settore del petrolio.
4) I parrucchieri stilisti con Salvo Filetti e Renato Gervasi creatori del Franchising Compagnia della Bellezza.

Dal punto di vista tecnico il format è stato suddiviso in tranche de viè , pezzi di vita, da dodici minuti ciascuno, nei quali il conduttore a messo a “nudo “ i pregi e difetti dell’essere parte attiva in una economia nazionale.
Particolarità da non sottovalutare, è stata a mio avviso la scelta dell’intervista preparata.
Non si è trattato del classico intrattenimento culturale svoltosi all’interno di uno studio televisivo, ma si è intenzionalmente dato senso di percezione umana allo spettatore, nello svolgere
l’ intervista nei luoghi dove normalmente questi personaggi vivono e lavorano.
Anche la scelta di regia è stata accuratamente preparata. Ogni spaccato di vita dei personaggi è stato attentamente studiato per dare specchio riflesso ad una realtà in fondo non così
lontana. Mi riferisco all’intervista fatta con Francesco Amadori , agli stacchi di ripresa dei luoghi dove l’imprenditore è nato , alle inquadrature della sua abitazione , ai ricordi della sua gioventù ai capannoni della sua industria tirata su con molto sacrificio e forza di volontà.
Abilità proprie di un ottimo direttore della fotografia che ha tradotto le parti scritte di un probabile copione, in immagini formidabili d’inquadrature. Così come un plauso merita il tecnico dell’illuminazione all’intervista confortevole (su una poltrona di pelle chiara) fatta con Lapo Elkann. Ebbene la scelta di luce è stata adatta ad ogni situazione nata dalle domande e risposte dei due protagonisti: Jones ed Elkann.
Giochi sottili impercettibili all’occhio nudo dello spettatore ma che chiaramente attraggono, incuriosiscono e affascinano l’italiano medio ,quello del budge delle otto di mattina in ufficio.
Andrea Salvadore ha utilizzato molti stacchi di campo ,dando la sensazione di spazio per marcare la lunga strada fatta da persone come Garrone e i suoi avi nel possedere e realizzare la fortuna di una famiglia di petrolieri. Nell’intervista realizzata all’interno della proprietà di Edoardo Garrone alla presenza della moglie e dei figli, sotto un gazebo indiano posizionato al centro di una distesa immensa di verde, lunghi cambi di ripresa hanno abbracciato la figura umana del petroliere.
E’ stato, spesso inquadrato con il Dolly (camera semovibile che permette di spostarsi dal basso fino ad alcuni metri di altezza e può cambiare velocemente angolatura di presa )durante le passeggiate con il conduttore.
Panoramiche e carrellate di inquadrature comunque sono state utilizzate in quasi tutte e quattro le puntate proprio perchè dovevano essere la cornice ai testi scritti e preparati dal cronista che a braccio, in un italiano non perfetto, spingeva l’intervistato a mostrare eventuali perplessità sulla economia italiana attuale, sulla politica di governo e sui rapporti coi sindacati .
Invece, molte riprese frontali, primi piani, andavano a caratterizzare il lato dell’intervista basato sulla vita privata dei “ricchi”. Dalle questioni personali all’amore , alla capacità di aver fatto fortuna, ai sacrifici, alla costanza nel mantenere un particolare tenore di vita.
In ultimo l’utilizzo della camera-car che ha introdotto l’inizio dell’intervista fatta a Gervasi e Filetti creatori della Compagnia della Bellezza. Questi dodici minuti sono stati aperti con un viaggio in macchina, mentre si parlava della possibilità di dare stimolo alle proprie qualità personali, creative e ricercare dentro di sé gli stimoli per realizzarsi nella vita di tutti i giorni. Un viaggio partito dalle radici di Filetti e Gervasi e giunto subito poco sul posto di lavoro. Un vero e proprio styling.
Come dire se a volte nella vita sei al posto giusto e al momento giusto, con una buona idea, il salto è breve anche se allo stesso tempo rischioso. Quindi preoccupazioni nello stare sempre al vertice.
E’ chiaro che tali osservazioni sono del tutto personali attente ad associare tecniche televisive a contenuti giornalistici. Un analisi la mia, nata dal fatto che Tobia Jones comunque si è reso,a volte, invisibile fisicamente, ma prepotentemente presente nei lunghi monologhi dei personaggi. Chiara era l’astuzia nel far parlare il ricco di turno spostando l’attenzione su questioni molto importanti e mai evidenziate in altre trasmissione del genere.
Secondo me l’intento di tale format è stato quello di trasmettere un messaggio ben esplicito: non sempre la fortuna va di pari passo con la possibilità di godersela.
I soldi portano altri soldi, le industrie vanno seguite, gli impegni onorati, le responsabilità altre responsabilità, onori e oneri.
Il tempo libero molti di loro non sanno neanche cos’è (http://www.ilariaalpi.it/ /Osservatorio sull’informazione /Ricchi d’Italia brava gente/G.Tonelli)
Sembrano degli stacanovisti pignoli inglesi.
“L’occhio del padrone ingrassa il cavallo”, “In tre giorni non si diventa maestri”, “Alleva i tuoi figli poveretti se li vuoi ricchi e benedetti”, “ Chi mangia fa molliche”: questi e altri i proverbi scelti dai più importanti imprenditori e manager del nostro paese per spiegare la propria filosofia di vita.
Ricchi d’Italia nelle altre puntate ha raccontato in un viaggio appassionato da nord a sud del paese, le barche, le piscine, discoteche dei padroni d’Italia. Ma è anche entrato nelle fabbriche ha girato tra gli operai e le segretarie, i figli, mariti e mogli, consegnandoci una fotografia poco vista dell’attività industriale italiana a partire dai suoi vertici, dai più noti ai più sconosciuti, come il re della carne il conte Tasca d’Almerita che non aspettava altro.
Ricchi d’Italia è stato un documentario di alta qualità in tutti i sensi, serio e divertente in cui si sono mischiati discorsi finanziari con storie umane. Si è tentato di interrogare e sentire gli industriali,
dal petrolio all’acciaio, dal calcio alla moda, dal cibo all’editoria, per capire meglio che cosa accade nella nostra economia. Il tentativo è riuscito.
I servizi, i programmi, dicono tutti delle cose, il problema però dipende dal punto di vista con cui sono proposti. E’ questo che fa la differenza.



Viaggio nel Passato

Tornando indietro nel tempo ci si accorge che format del genere sono già stati realizzati dalla televisione italiana. E’ piacevole ricordare il programma televisivo di attualità (dal 18 Giugno 1974, martedì ore 21.40, Programma nazionale) A CARTE SCOPERTE di Alberto Luna e ideato da Carlo Ponti , Vigorelli, Cesare Garboli e Zucconi. La regia era affidata a Mario Soldati e Nelo Risi.
Il programma A CARTE SCOPERTE proponeva cinque incontri diversi con personalità di rilievo attive in diversi campi, dalla politica nazionale e internazionale all’economia e alla vita culturale .
La differenza in Ricchi d’Italia sta nel fatto che gli intervistati sono tutti di casa nostra.
Le similitudini invece risiedono nella tecnica di intervista.
In tutte e due i programmi i casi sono semplici e informali conversazioni, per esplorare il lato nascosto e inedito del personaggio. Offrono entrambi un ritratto, il più possibile vicino al vero.
Per quanto riguarda A CARTE SCOPERTE merita di essere ricordata la prima puntata, dedicata a Hailè Selassiè, imperatore d’Abissinia. Nonostante le domande fossero state concordate, dall’intervista emergeva il profilo di un uomo insensibile alle istanze sociali del suo paese e alle richieste di democrazia.( Enciclopedia della televisione Italiana a cura di Aldo Grasso)
Come dire: se un programma ha successo non è solo per la bravura di chi ci sta dietro.
Questo per me è il vero reality.

Conclusioni

Dal forum on line della Rizzoli ho letto che, per quanto concerne il programma realizzato da Tobia Jones, la scelta dei personaggi è stata abbastanza semplice.
All’inizio volevano avere tanti imprenditori di settori diversi e quindi per un mese in redazione avevano chiamato i leader di ogni settore . Cercavano quelli più interessanti , nient’altro. La cosa impressionante è che su ventisei imprenditori , solamente uno ha rifiutato l’invito per motivi personali. Pensavano di doverne contattare a centinaia per fare il programma ed invece i primi hanno tutti detto di sì. E’ normale che accettassero simili inviti, soprattutto se il tutto sarebbe stato concordato con gli addetti all’immagine degli industriali. Ma allora dov’è la novità?
Penso che risieda nel fatto che Tobia Jones per la prima volta, si è trovato a non fare il giornalista con taccuino e penna pronto a smascherare allucinanti confessioni di mal affari o business truccati, riuscendo con maestria a porre domande scomode che però, non sempre hanno avuto giusta risposta.
La linea ufficiale è stata caratterizzata dallo scopo di far capire alla gente che comunque viviamo un periodo particolare dell’attuale situazione economica nazionale, dove anche coloro che tirano le fila hanno difficoltà nel far conciliare interessi privati con quelli generali di una società.
Fortunatamente non siamo ciechi, anche se le notizie spesso sono manipolate, tutti noi ci rendiamo conto che è dura arrivare a fine mese sia per l’operaio, per la segretaria che per l’impiegato.
Non ci voleva Ricchi d’Italia per questo. Penso che il programma sia nato anche dal fatto che per quanto nella vita c’è gente che va in crociera, gente che semplicemente nuota e qualcuno annega sicuramente c’è gente che pagherebbe milioni e milioni per avere un pò di tempo libero, e questo purtroppo gli industriali non lo possono comprare. In un certo senso Tobia Jones si è rivelato molto italiano.
La sua passione per il nostro bel paese l’ha tradito, come dire sono pochi i ricchi che possono godere di tempo libero e godersi le fortune accumulate. Meglio due cuori e una capanna, almeno si ha il tempo di respirare all’aria aperta anche se con qualche pensiero di troppo. Ma chi non li ha?
Per fortuna non siamo tutti calciatori, anche se tutti sogniamo la speranza di avere più soldi addirittura senza sudare troppo.
La cosa buffa e rincuorante è che sembriamo perennemente destinati al naufragio, ma che nessuna costa rocciosa sia davvero disposta a sfracellarci.
Noi italiani continueremo imperterriti a navigare, facendo acqua da tutte le parti, aspettando forse un capitano saggio che ci guidi in porto o chissà, un altro trionfo dei pirati senza vergogna che stanno già depredando tutto il possibile.
Caro Tobia sei bravo e coraggioso per aver dato un buon servizio pubblico ma confessa di esser diventato a tutti gli effetti italiano.
Il che non è una colpa anzi. Mi auguro che documentari simili siano in futuro realizzati anche per fotografare l’attuale situazione universitaria italiana. Con l’esperienza accumulata fino ad oggi, mi piacerebbe un giorno poter essere io l’artefice.



Riziero Di Pietro - COMUNICATORE -market manager

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